Africa

10/02/2007

Libia sud est 2007. Diario (1)

Autore: Alberico Barattieri

Porto di Genova

10 febbraio 2007

Per una volta sono puntuale all'imbarco sulla Majestic. Marco arriva distribuendo pile personalizzati con il logo della sua nuova associazione e gli adesivi per le macchine. Così allegramente sponsorizzati saliamo a bordo ed occupiamo le nostre cabine. Il gruppo è di quattro equipaggi: Heidi e Renzo sul loro glorioso Terracan, Maria ed Elvio sul super attrezzato Land Rover, Marco e Rigoletta su Land Cruiser 80 ed io con il mio Land Cruiser 80 automatico, reduce dall'ennesima messa a punto. A bordo, dopo un gin tonic ed una cena con un rapporto qualità prezzo scandaloso, tutti a nanna mentre si naviga verso Tunisi.

Tunisi - Kairouan (Hotel Casbah)

11 febbraio 2007

Dopo le solite formalità di entrata in cui, per la prima volta da anni, mi capita di ricevere una richiesta di denaro da un doganiere e fatti i pieni, ci lanciamo sull'autostrada verso sud, alla volta di Kairouan. Sono le 20 passate quando dopo essere usciti al casello di Enfida cerchiamo un localino sulla strada dove cenare prima di arrivare al lussuoso Hotel Casbah ed al suo geniale sistema di porta a doppio uso delle toilettes. Sono in camera con Marco e la notte si risolve in una gara a chi russa di più.

Kairouan - El Djem - Zarzis (Odissee Resort)

12 febbraio 2007

Contattata a Tripoli, la nostra agenzia ci comunica che il permesso per l'ingresso in Libia di Rigoletta, aggregatasi all'ultimo minuto, non sarà disponibile in giornata; forse domani (inchallah). Dunque si tratta di impegnare la giornata non portandoci fino a Ras Jedir, alla frontiera, ma fermandoci a dormire a Zarzis.

Come spendere profiquamente la giornata in terra Tunisina? All'unanimità decidiamo di andare a visitare il teatro romano di El Djem, una costruzione imponente e spettacolare annegata tra i vicoli della città che si trova ad una ottantina di chilometri a sudest di Kairouan. Percorriamo una strada che scorre tra campi coltivati e diversi villaggi rurali. Durante il viaggio la macchina da caffè di Marco fa la prima di una lunga e richiestissima serie di apparizioni. Arrivati ad El Djem, girovaghiamo un po' per le stradine fino a che all'ultima svolta non appare lo splendido teatro di El Djem ...

Dopo la visita, essendo ancora abbastanza presto, ripartiamo eludendo il pressing dei ristoratori e venditori locali per portarci sulla litoranea e procedere verso sud alla volta di Zarzis. All'ora di tavola siamo all'altezza di Mahres e cerchiamo un ristorantino in cui fare una mangiata di pesce. Sul lungo mare, di fronte ad una passeggiata cosparsa di "opere" dalla forma bizzarra, sbafiamo cinque grossi pesci fatti alla brace con il solito contorno di "salade", frites, salsina piccante di melanzane e l'immancabile harissa.

Tira vento e il sole stenta a farsi sentire. Ben pasciuti riprendiamo il trasferimento ed ormai al buio arriviamo a Zarzis dove ci rechiamo all'Odissee Resort, un luogo bello e ben tenuto nel quale l'unica accortezza se affamati, è quella di presentarsi al buffet per tempo.

Zarzis - Zilten

13 febbraio 2007

Al mattino sveglia presto. La guida ci aspetta in frontiera per le 9 e bisogna percorrere un ottantina di chilometri, alcuni dei quali molto trafficati. Puntuali (!) alle 9,30 siamo in coda alla dogana. Le pratiche sono relativamente veloci, in breve otteniamo le targhe libiche e dopo un accurato controllo delle nostre fuoristrada alla ricerca di alcool da parte di un doganiere libico, riprendiamo il cammino, incolonnati dietro l'auto dove siedono Adel. la guida (per il nord) ed il poliziotto turistico Saad che ci "proteggerà" durante tutto il viaggio.
Viaggiamo abbastanza spediti lungo la costa alla volta di Tripoli che superiamo senza grandi problemi di traffico utilizzando le superstrade che si affollano intorno alla capitale. Una volta superatala siamo di nuovo su una strada a doppia corsia dove però in quella a destra si corrono rischi per camion lentissimi, trattori, negozi e relativi avventori oltre che per gli inserimenti audaci di altre vetture mentre in quella sinistra il pericolo è costituito dagli attraversamenti e dalle inversioni a U. Se a tutto questo aggiungiamo che la velocità media è sempre sui 90-100 Kmh e che si viaggia slalomando (ed essendo slalomati) tra tutti questi ostacoli, è comprensibile che quando al tramonto arriviamo a Zliten e scendiamo al locale albergo, siamo tutti abbastanza stanchi.
Al parcheggio dell'hotel troviamo ad attenderci Auad, che da qui in avanti per quindici giorni sarà la nostra guida e che più tardi ci porta a mangiare (bene) in un ristorante decisamente "alla moda" (rispetto ai canoni consueti in Libia).

Zilten - Leptis Magna - Campo As Sultan

14 febbraio 2007

Di buon'ora torniamo indietro di una trentina di chilometri ed andiamo a visitare il vasto parco archeologico di Leptis Magna.
La visita, molto interessante grazie anche alla informatissima guida locale ed al suo quasi perfetto italiano, data la vastità del luogo ed i numerosi splendidi monumenti che lo costituiscono dura ben più dell'ora prevista ed è mezzogiorno inoltrato quando entriamo prima nel negozietto di souvenir dove acquisto un paio di copie del Libretto Verde e poi a divorare degli ottimi panini preparati dal baretto locale. Seppellito il tutto con l'immancabile caffè ci buttiamo sulla strada decisi a recuperare il tempo perduto. Qualche chilometro dopo Zilten uno spettacolare incidente che ha appena coinvolto un pickup, un Land Cruiser ed una vettura ci invita a più miti consigli e la media si abbassa di un pochino.
Attraversiamo Misurata grazie ad una tangenziale dalle dimensioni smisurate per il traffico esistente ed usciamo verso sud su una ampio viale che scorre tra filari di malconci eucaliptus. Un paio di costruzioni del periodo coloniale si affacciano lungo il percorso che presto attraversa un paesaggio brullo e desertico fiancheggiando per diversi chilometri uno dei bracci del grande acquedotto che porta sulla costa l'acqua fossile presente sotto le zone desertiche del sud. Non ho alcun titolo per giudicare scientificamente la cosa ma, ad intuito,  mi sembra un modo costoso per desertificare definitivamente le oasi del sud.
Per una lunga tratta i terreni che circondano la strada sono cintati da filo spinato, ufficialmente perché si tratta di terreni minati, rimasti così dalla fine dell'ultima guerra. Qualche raro posto di blocco ed alcuni insediamenti petroliferi, delle vere e proprie città autosufficienti in cui vivono molti tecnici stranieri, movimentano un po' il paesaggio fino a quando la strada, sempre poco trafficata, piega verso est fino a ricongiungersi al mare. In realtà un alto muro di sabbia di riporto impedisce l'accesso e la vista per molti chilometri, fino quasi a Sirte. Anche questa città è circondata da una efficiente tangenziale che sale e scende da morbide colline, dopodiché la strada torna normale e scorre ad una certa distanza dal mare.
E' ormai sera e Auad ad una cinquantina di chilometri da Sirte, poco dopo la località di As Sultan, devia a sinistra seguendo una pista che porta verso il mare. Superiamo una piccola sebka, lasciamo alla nostra destra una cava di sabbia e ci inoltriamo tra le dune. La sabbia è molle e quando poche centinaia di metri dopo, su un pezzetto in piano un paio di macchine si piantano, viene lanciato l'urlo fatidico: "campo!". Illuminato dalle luci rosse del tramonto, Marco prepara una pasta atta a turare le falle rimanenti dopo l'abbondantissimo aperitivo e con l'umidità montante andiamo presto a dormire nelle nostre tende.


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