Mediterraneo

18/10/1991

Alle Eolie in sci - Diario

Autore: Alex Barattieri

Napoli

18 Ottobre 1991

Porto di Napoli, vento caldo e umido nel buio delle seiemmezza di un pomeriggio di ottobre. Alla banchina è appoggiata con noncuranza la nave Piero della Francesca, in servizio per le isole Eolie.
Appaiono due luci, due fari con dietro un taxi. Si ferma davanti alla bocca spalancata del traghetto e ne scendono tre soci dello Ski Club Torino. Questo fatto da solo sarebbe sufficente a qualificare la situazione come anormale; ma poco dopo, quando un secondo taxi emerge dall'oscurità carico non solo di altri tre soci, ma anche di voluminose e vistose sacche per gli sci, la scena assume una connotazione quantomeno surreale.
Armi e bagagli e persone vengono inghiottiti dalla nave, che parte alle nove verso il suo destino di gloria e di mistero.

Stromboli

19 Ottobre 1991

Mare grosso, come il sale. Ore sei e trenta del mattino, cielo coperto per due terzi. Il traghetto si avvicina con cautela al molo di Stromboli per attraccare, operazione assai difficile dato che non esiste nessuna protezione verso il mare: vento, corrente e onde congiurano per impedire la manovra. Ma Piero (ormai lo chiamo per nome) è un duro; e si impegna, con le cime in tensione e il motore a pieni giri, in una spettacolare lotta con gli elementi, che riesce a vincere per i tre minuti necessari a far salire e scendere di corsa i passeggeri e, con grande difficoltà, un'automobile temeraria.
Piero se ne va, e noi rimaniamo li. Oltre ad essere un'isola vulcanica, dotata di vulcano attivo, Stromboli ci assomiglia anche: è un cono in mezzo al mare con la cima spuntata da cui ogni tanto esce il fumo. Case bianche, rari alberi, vento, un'atmosfera tranquilla costituiscono la parte abitata, qui sotto. Attività economica principale, come nelle altre isole dell'arcipelago, è la coltivazione intensiva del turista, con un periodo di raccolta da metà primavera all'inizio dell'autunno.
Per fortuna in Ottobre é aperto l'Hotel Sirenetta, bello ed ospitale, dove andiamo a rinfrescarci e a fare colazione.
Poi partiamo, con sacchi assai pesanti grazie a sci e scarponi che ci portiamo dietro, per salire alla vetta. Passiamo tra case, canne, arbusti e pietre, nell'ordine; e quando giungiamo ai novecento e subia metri dello Stromboli, dopo aver aggirato la zona attiva sulle pendici Nord della montagna, siamo davvero stanchi.
Sotto di noi botti, fuochi, lapilli, luci, bagliori ed esplosioni, e tutto questo senza essere a Napoli a capodanno. In due ci fermiamo a pernottare in vetta con una bellissima tenda a igloo prodotta da una nota marca torinese. Dopo un'ora smontiamo tutti i pali che non si sono ancora rotti e passiamo la notte usando la tenda come un sacco a pelo supplementare per evitare che il vento da tornado che sta imperversando distrugga le poche strutture rimaste integre.

Stromboli - Vulcano

20 Ottobre 1991

Riusciamo comunque a dormire, e al mattino tra i fumi solforosi (il vento ora soffia dai crateri verso di noi) scorgiamo una palla giallastra che ci annuncia che oggi farà bello. Smontiamo in fretta quel poco di tenda che c'è ancora da smontare, e iniziamo a piedi la discesa verso il colle sottostante, dove sarà possibile mettere gli sci. Lontano si vede il molo dell'aliscafo dove dobbiamo essere tra un paio d'ore: a occhio sembrerebbe di avere tutto il tempo necessario... La strada da seguire è evidentemente un sentiero in decisa pendenza che tagli tutto il grande pendio terroso nella direzione giusta. Perdipiù è il luogo più libero da pietre, quindi maggiormente adatto alla discesa in sci. Ci bardiamo con scarponi, sci e bastoni e partiamo. In un primo momento sembra che sia impossibile scivolare, l'attrito del terreno è troppo grande. Poi la gravità insiste, l'inerzia si fa positiva (o qualcosa del genere: Newton ve l'avrebbe spiegato meglio), la velocità aumenta, e il problema diventa fermarsi. Non ci penso su molto a lungo, dato che vado sempre più veloce. Tento una ordinata curvetta d'arresto a monte e finisco con la faccia per terra a valle, ottenendo così il risultato finale voluto, ma con una riprovevole mancanza di eleganza. Mio fratello, fatto tesoro della mia rovinosa caduta, parte limpido e sicuro e si infaccia nella stessa maniera una decina di metri più in basso. Dopo aver sputacchiato la terra che abbiamo in bocca ed esserci abbondantemente scrollati (come con la neve, quando si cade,ogni spiraglio è buono per far passare sabbia e sassolini) riprendiamo la discesa con maggiore saggezza, limitandoci ad un poco dignitoso ma efficace spazzaneve, o spazzaghiaia. In definitiva è divertente, questo tipo di sci, ma ci vuole pratica; e purtroppo il Musinè e La Maddalena non sono adatti. Se venite da queste parti e avete posto in valigia, portatevi comunque l'atrezzatura: è divertente.
Come tutte le cose (tranne, temo, la Democrazia Cristiana) anche la parte in sci finisce, e li carichiamo sul sacco. Fortunatamente il molo è vicino e una ventina di minuti di sentiero sono sufficenti ad arrivare fin giù. Questo quando non si perde il tracciato e ci si ritrova nel canneto più fitto, alto, resistente, pieno di buche e salti del Mediterraneo. Avanziamo alla media di due chilometri all'ora, in discesa, facendo una fatica spaventosa, rischiando ginocchia e caviglie ad ogni passo, con la faccia flagellata da infidi vegetali. Momenti belli, insomma; che tuttavia si concludono quando ritroviamo il sentiero, duecento metri e molti Cristi più in basso. Giungiamo in tempo per prendere l'aliscafo per Vulcano insieme ai nostri compagni di viaggio.

Vulcano - Lipari

21 Ottobre 1991

Saliamo senza pesi sul vulcano di Vulcano, che è alto solo quattrocento metri, un vero sollievo. Da lassù la vista è magnifica: da una parte si vedono tutte le Eolie: la vicinissima Lipari, con dietro il doppio monte di Salina; più a destra Panarea, il grande scoglio, e sullo sfondo il magnetico cono di Stromboli; a sinistra, lontane, Filicudi e Alicudi; in primo piano il promontorio di Vulcanello. Dall'altra, la parte alta di Vulcano, agricola, verdissima e così diversa dal centro turistico al quale si approda in aliscafo o traghetto; e lanciando oltre lo sguardo, ecco la costa siciliana e l'impressionante mole dell'Etna.
Percorriamo il bordo del cratere, tra giallissime fumarole allo zolfo, sperando che dopo tanti anni di quiete, il leone non si agiti adesso. D'altra parte il congresso dei vulcanologhi, attualmente in corso sull'isola, ci informa che il prossimo sarà probabilmente proprio lui... Non stavolta: ce ne andiamo illesi con il traghetto serale dopo aver compiuto varie attività: qualcuno visita Lipari, altri fanno il giro motociclistico di Vulcano, altri ancora cercano pietre da collezione.
Piero ci viene a prendere puntuale e ci riporta, stanchi, verso la nostro nordica città senza melanzane.


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