Società

15/03/2004

Nuovo Cinema Urbani

Autore: Alberico Barattieri
Spiace dover mettere alla berlina un galantuomo come il Ministro Urbani, ma il decreto legge varato dal Governo in merito alla condivisione di files video sulla rete, che porta il  nome di "Cinema", è un ennesimo sintomo della cultura protezionista e dirigista che distingue la politica italiana. Di ogni colore.

Secondo quanto previsto dal D.L., è considerato pirata chiunque «mette a disposizione del pubblico per via telematica, anche mediante programmi di condivisione di file tra utenti, un'opera cinematografica o assimilata protetta dal diritto d'autore, o parte di essa, mediante reti e connessioni di qualsiasi genere, ovvero, con le medesime tecniche, fruisce di un'opera cinematografica o parte di essa».

Naturalmente come corollario vi sono sequestro dei computer, multe salate e pubblicazione sui quotidiani. Se si agisce per fini di lucro (e quì siamo più d'accordo) le multe diventano salatissime e si aggiunge la galera.
La cosa più sconcertante è quella che riguarda i service provider a cui la legge demanda l'effettivo controllo del traffico "sospetto" sui propri server. In caso di omesso controllo le multe arrivano a 250.000 Euro, quanto basta a mettere in ginocchio qualsiasi provider di medio-piccole dimensioni; per i quali, tra l'altro, questo controllo si tradurrà in un costo che verrà inevitabilmente pagato dagli utenti.

Va ricordato che la appena approvata Direttiva europea sulla proprietà intellettuale, a cui l'Italia dovrà adeguarsi, prevede indicazioni più liberali del D.L. Urbani.

A fronte di tutto ciò il Ministro dichiara che la norma serve "per dare un esempio". Speriamo di sbagliarci ma temiamo che la traduzione nei fatti di questa dichiarazione sia la seguente: qualche ragazzino verrà beccato, sbattuto come mostro in prima pagina, l'esempio verrà dato e la pirateria, quella vera, continuerà a prosperare.
Che Urbani abbia voluto fare un po' di cinema?